L’AIDU (Associazione Italiana Docenti Universitari), è stata costituita a Roma il 16 ottobre 1999. L’AIDU ha per fine la valorizzazione e lo sviluppo della professione docente nella ricerca, nell’insegnamento e nella partecipazione alla vita universitaria, ispirandosi ai principi del Vangelo e a quelli della Costituzione repubblicana. Vi aderiscono professori e ricercatori universitari, anche in quiescenza, di tutti gli Atenei italiani.
L’AIDU ha la sede nazionale in Via Crescenzio 25 – 00193 Roma, telefono: 06 6875584, fax: 06 68802701, e-mail:ass_aidu@yahoo.it
Finalità dell’Associazione
Ragioni dell’ AIDU, associazione italiana di docenti universitari di ispirazione cattolica
Premessa. L’università resta, nonostante i suoi limiti e le sue carenze, una delle istituzioni fondamentali di cui dispone l’Italia per conservare e rinnovare il suo patrimonio culturale scientifico e tecnologico e per concorrere, secondo il disegno della Costituzione, a formare persone, cittadini e lavoratori consapevoli e provveduti, nel contesto europeo e mondiale che si va delineando alle soglie del terzo millennio dell’era cristiana.
Le trasformazioni in corso di tutte le istituzioni pubbliche, e in particolare della scuola e dell’università, costituiscono un’occasione per esaltare la funzione sociale e la responsabilità morale e civile del docente universitario, ma possono anche comprometterne alcuni valori essenziali di libertà e di solidarietà.
I nuovi compiti connessi con un’autonomia difficile da disegnare e da realizzare possono sviluppare preziose competenze, ma anche provocare incertezza, disorientamento e fuga dalle responsabilità politiche e sociali implicite nel nuovo modo di vivere e di governare l’università.
Alla legittima richiesta di produttività del sistema universitario si può rispondere elaborando una nuova cultura professionale, ma anche in modo inadeguato o addirittura perverso, con la rimozione del problema, con l’abbassamento della qualità formativa o con l’eccessiva burocratizzazione delle procedure amministrative e didattiche.
La modernizzazione può essere l’occasione per liberarsi da residui privilegi feudali, in nome dei fini-valori che appartengono al mondo della ricerca e della formazione, o può ridursi a interventi ispirati alla mera razionalizzazione degli apparati e dei compiti, in funzione delle sole esigenze, a volte miopi, di mercato.
Fra i nuovi compiti, uno riguarda la formazione dei docenti di scuole primarie e secondarie in sede universitaria (negli appositi corso di laurea e scuola di specializzazione), in attuazione delle legge 341/1990. Qualunque materia uno insegni all’università, non dovrà pensare solo a “produrre” studenti preparati, ma anche futuri docenti. E si troverà a dover interagire con colleghi e con docenti primari e secondari anche assegnati all’università, nella prospettiva delle nuove professionalità educative da promuovere. La ridefinizione ora in corso del ruolo del docente, sul piano sociale e giuridico, con la perdita di alcune certezze e con la conquista di nuove modalità di organizzazione della ricerca e dell’insegnamento, richiede un impegno prolungato e il più possibile condiviso di riflessione culturale e di elaborazione deontologica della professione docente.
Allargando lo sguardo alla comprensione del nostro tempo e dei valori/disvalori che lo caratterizzano, troviamo macerie di muri caduti che riguardano non solo l’ideologia e la politica, ma più profondamente l’identità dell’uomo e della donna, della famiglia e della società umana, di ciò che siamo e dobbiamo essere, per accettare la vita, riconoscerne i limiti, rispettare e promuovere diritti e pace. Fare cultura, scienza, tecnica, politica, formazione, implica oggi difficoltà e responsabilità inedite.
I credenti impegnati nell’esercizio di questa professione sono interpellati in modo particolare dalle trasformazioni in corso, sul piano culturale e su quello socio-istituzionale. Si tratta di prendere coscienza da un lato della speciale vocazione dei laici al servizio alla comunità umana mediante l’esercizio del proprio ufficio, vissuto con competenza e con spirito di carità, dall’altro della stima da cui i credenti, al di là di pregiudizi, cattivi ricordi e sospetti, sono in genere circondati, quando si può apprezzarne la lealtà e la dedizione alla verità, alle persone e alla cosa pubblica.
La proposta di costituire un’associazione di docenti universitari d’ispirazione cristiana, in tale contesto, è frutto di una lettura della situazione universitaria che vuol essere attenta a cogliere nel modo più efficace possibile i segni dei tempi e a potenziare le risorse di persone di diversa età, sensibilità e competenza, in vista di un servizio il più possibile qualificato all’istituzione universitaria e agli studenti. Ciò implica anche vigilanza di fronte a possibili pericoli derivanti da forze ispirate a interessi che nulla hanno a che fare con i valori da cui ci si sente convocati.
Si ha grande stima e rispetto per i gruppi di docenti cattolici già costituiti in diverse sedi universitarie, e si pensa che la forma associativa di carattere nazionale non limiti né ostacoli alcuna forza viva o forma di aggregazione, ma dia a tutti uno spazio più vasto di incontro, di espressione e di rappresentanza. Associarsi come cristiani, alla luce del dono sempre inquietante della fede, ossia costruire, come oggi si dice, una rete di persone animate da reciproca stima, amicizia e solidarietà, per aiutarsi a vicenda nell’esercizio dei propri compiti professionali di docenti, non significa separarsi né sovrapporsi, né tantomeno contrapporsi nei riguardi di altre reti o associazioni o forme d’impegno, nel settore ecclesiale, in quello professionale o in quello civile e politico. L’incontro fra docenti delle università statali e libere e delle università pontificie costituisce un arricchimento culturale e spirituale che potrà dare nel tempo i suoi frutti.
Si è consapevoli che un’associazione di questo tipo non nasce solo in virtù di motivazioni di ordine generale, per quanto profonde e nobili, ma dipende da personali volontà di superare dubbi e incertezze e di aggregarsi sulla base di un minimo di fiducia preventiva, di disponibilità a rischiarsi, di capacità di prefigurare il concreto “valore aggiunto” di carattere spirituale, amicale, professionale ecclesiale e civile che possa venirne. Il bene che ne verrà sarà comune, anche se diverso sarà l’impegno dei singoli nel legittimo pluralismo associativo, in una società complessa che implica molte appartenenze, divisione di compiti e coordinamento. Non si tratta di un impegno direttamente sindacale o politico, pur essendo questi ambiti di grande rilievo per la professione.
Si è anche consapevoli che tale associazione, se riuscirà a crescere come un granello di senape, sarà un dono duraturo alla Chiesa, impegnata, nel passaggio giubilare al nuovo Millennio, a rendersi più trasparente e più disponibile al servizio disinteressato, in diversi modi e con diversi carismi, agli uomini e alle donne del nostro tempo.
L’analogia con quanto si verifica da oltre cinquant’anni in associazioni professionali di docenti cattolici della scuola primaria e secondaria (AIMC e UCIIM), espressione di autonomia laicale e d’impegno ecclesiale e civile, consente di pensare anche per il mondo universitario alla possibilità di una rete associativa basata sulla sintesi originaria di fede e professione, e aperta a quell’articolazione di diverse presenze, di colleganze e di collaborazioni che si sono vissute dai docenti di altre associazioni professionali cattoliche, senza cadute in logiche integriste, di lobbismo, di corporativismo o di collateralismo mascherato con questa o quella forza politica. La specificità di queste associazioni sta infatti in quella sintesi di motivi teologici e di motivi etico-sociali che si chiama spiritualità professionale del docente: una spiritualità incarnata, ossia attenta a pensare e a vivere la docenza, l’università e l’intera società umana alla luce della proposta di salvezza che viene dal Vangelo.
Edoardo Teodoro Brioschi (Economia e tecnica della comunicazione aziendale, Milano Cattolica), Sandra Chistolini (Educazione comparata, Perugia), Roberto Cipriani (Sociologia generale, Roma Tre), Luciano Corradini (Pedagogia generale, Roma Tre), Federico D’Agostino (Sociologia generale, Università del Sannio), Giuseppe Dalla Torre (Diritto ecclesiastico, rettore Lumsa) Giovanni Di Giandomenico (Istituzioni di diritto privato, Università del Molise), Vincenzo Marigliano (Gerontologia e geriatria, dir. Clinica medica I, Roma La Sapienza), Carlo Nanni (Filosofia dell’educazione, decano UPS), Anna Pasquazi (Storia della lingua latina, Roma Tor Vergata), Gian Cesare Romagnoli (Politica economica, Roma Tre).
* Dopo un anno di gestazione e un anno di elaborazione, il gruppo promotore che firma queste prime note di identificazione dell’Associazione proposta, ha costituito formalmente l’AIDU il giorno 8 luglio 1999 presso il notaio Intersimone in Roma. Costituito in consiglio direttivo il gruppo promotore ha deciso di accettare l’ospitalità dell’UCIIM, fissando la propria sede in via Crescenzio 25, 00193 Roma (Tel 06/6875584, Fax 06/68802701. E-mail segreteria@uciim.it WEB http://www.aiduassociazione.it). Il prof. Luciano Corradini ha accettato il coordinamento provvisorio.
Come associarsi
L’iscrizione annuale è pari a 10 euro da versare all’Associazione Italiana Docenti Universitari, Via Crescenzio, 25 – 00195 Roma, presso il Credito Artigiano, Via San Pio X, 10 -00193 Roma il cui codice IBAN è il seguente IT 21 N 05216 03229 000000004592. Si prega di compilare il modulo on-line per l’applicazione dell’art 6 dello Statuto aidu.Scheda personale